Le centrali a carbone hanno ancora un ruolo significativo in Italia. Il sistema elettrico nazionale conta su quasi 6 gigawatt di capacità di generazione da carbone distribuiti su sette centrali, circa il 10% della capacità termoelettrica totale, come illustra Terna. Il Piano nazionale energia clima prevede la loro dismissione entro il 2025, ma non sarà un passaggio semplice, evidenzia la stessa Terna, perché il carbone "fornisce un contributo determinante alla copertura dei picchi di carico". Lo sviluppo delle rinnovabili e degli accumuli già autorizzati non basterà, secondo Terna, per colmare il gap.
L’Italia dovrebbe quindi spingere di più sulle fonti rinnovabili e su tecnologie di stoccaggio adatte a sostituire il ruolo stabilizzatore del carbone. Qui entra in scena l‘industria italiana, che punta al mercato degli accumuli termici, previsto in forte crescita nei prossimi anni. Magaldi Green Energy, startup di Magaldi Power, top player mondiale negli impianti per il trasporto di materiali ad altissime temperature, si candida come punto di riferimento italiano per l‘accumulo termico di lunga durata. La sua tecnologia Magaldi Green Thermal Energy Storage "è basata su un letto di sabbia fluidizzato", spiega la vicepresidente Letizia Magaldi (a destra). Il sistema, nato nell‘ambito della sperimentazione su un impianto solare a concentrazione installato a Milazzo, ora si è evoluto per immagazzinare energia rinnovabile anche dalla rete e sarebbe perfettamente compatibile con le funzioni di una centrale a carbone. La "batteria di sabbia" può restare carica anche per settimane con perdite minime e ha tempi rapidi di risposta quando si tratta di cedere energia alla rete, in caso di picco dei consumi. "Il sistema ha raggiunto un’elevata maturità tecnologica e stiamo già realizzando il primo modulo industriale nel nostro stabilimento di Salerno", precisa Magaldi.
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Il Resto del Carlino: La fuga dal carbone? Una chance made in Italy
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